16.6.07

 
A Genova è iniziato il Festival della Scienza e già si pensa alla nuova edizione con ospiti d'eccezione come:


Marc Abrahams, Zohra Ben Lakhdar, Paul Davies, Mario De Caro, Francesco De Martini, Tullio De Mauro, Freeman Dyson, John Dupré, Vittorio Gallese, Louis Godart, Marc Hauser, Simon Ings, Padre Thomas Keating, Julian Paul Keenan, Almamy Konté, Lawrence Krauss, Frans Lanting, Jean-Marc Lévy-Leblond, Pierluigi Luisi, Benoit Mandelbrot, David McArthur, David M. Mbora, Michel Morange, Aldo Naouri, M. Xavier North, Leonard Orban, Hilary Putnam, Matthieu Ricard, Gian Enrico Rusconi, Sandra Savaglio, Salvatore Settis, Jack Steinberger, Ian Tattersall, Alex Vilenkin e in video conferenza ci sarà Harold Khroto mentre Corrado Augias porterà il suo spettacolo su Giordano Bruno.


Questi autori fanno parte della Collana I Dialoghi



Per i libri di Giordano Bruno pubblicati da Di Renzo Editore visita www.clavismagna.info

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18.4.07

 
Fonte: La Stampa.it
Nanomondograndi immagini
Sembrano paesaggi fiabeschi i grumi di molecole fotografati da Lucia Covi
Montagne con picchi che si avvolgono a spirale, canyon vertiginosi, piramidi dalla cima mozza, dune serpeggianti, cascate di ghiaccio, labirinti di impressionante regolarità. Sono immagini che sembrano riprodurre paesaggi fiabeschi. Non è così. In realtà rappresentano molecole, grumi di molecole. Le ha scelte e interpretate lo sguardo di Lucia Covi, fotografa che sa unire estetica e spunti scientifici, in questo caso forniti dall’Istituto nazionale di fisica della materia di Modena. La mostra, «Blow-up. Immagini dal nanomondo» è aperta da ieri a Torino, alla Cavallerizza, ingresso libero. Un tuffo nella bellezza se si guarda a forme e colori. Ma anche nelle nanotecnologie: per questo l’associazione CentroScienza ne ha fatto un tassello delle «Settimane della scienza» torinesi.Proviamo a farci un’idea delle dimensioni di questo nanomondo, qui scrutato con microscopi elettronici a scansione e altri strumenti ancora più avanzati. L’unità di misura è il nanometro, cioè il milionesimo di millimetro. Difficile da immaginare. Diciamo, per capirci, che il diametro del punto che chiude questa frase misura alcuni milioni di nanometri. È la scala delle molecole. In una goccia d’acqua sono contenute tante molecole che se ne potrebbero dare 200 miliardi a ognuno dei 6,5 miliardi di abitanti della Terra. In ogni nostra cellula c’è una molecola di Dna: la larghezza della sua doppia elica è tipica del nanomondo (ma se srotolassimo quella molecola con i suoi trentamila geni che ci fanno uomini scopriremmo che è lunga due metri!). Gli oggetti di enigmatica bellezza rappresentati nelle 70-80 foto di «Blow-up» sono così piccoli da essere inaccessibili alla luce. Per vederli occorre illuminarli con fasci di elettroni o ricorrere a tecniche sofisticate basate sull’effetto tunnel. Eppure il nostro mondo macroscopico si regge su quelle minuscole strutture, che oggi gli scienziati hanno imparato a manipolare. Le nanotecnologie promettono farmaci che penetrano direttamente nelle cellule malate, computer di inaudita potenza, robot e macchine invisibili. Introdotte da un filmato di raffinata computer-grafica, tre sono le sezioni della mostra. Nella prima si parte dal visibile per giungere a microstrutture rivelate dal microscopio a scansione. È l’approccio top-down, dall’alto al basso. La seconda sezione segue il processo inverso: dal basso all’alto. Il più promettente. Vincenzo Balzani, dell’Università di Bologna, manipolando molecole è già riuscito a costruire un nanoascensore, una nanoprolunga elettrica e un nanomotore che gira migliaia di volte più velocemente di un motore Ferrari. La terza sezione mostra molecole in prevalenza biologiche - proteine, Dna - che possiamo considerare come altrettante nanomacchine naturali. Il «mattone» delle nanotecnologie è il fullerene, una molecola costituita da 60 atomi di carbonio disposte in modo da formare un minuscolo pallone da calcio. La scoprì negli Anni 80 Harold Kroto osservando una stella con un radiotelescopio e ci guadagnò il Nobel per la chimica. Ma la prima idea delle nanotecnologie risale al fisico americano Richard Feynman, premio Nobel per la teoria dell’elettrodinamica quantistica. Nel 1959 tenne una conferenza intitolata “Laggiù c’è un sacco di posto”. Laggiù: cioè tra gli atomi e le molecole. La profezia di Feynman sta diventando realtà. Anche artistica.
Harold Kroto - Molecole su misura - C60, il supermodello molecolare - Di Renzo Editore

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11.4.07

 

Fonte: Newton


La città è stata scelta per ospitare l'edizione ESOF del 2010, dopo una serrata competizione con Copenhagen, Parigi e Wroclaw (Breslavia)


Sarà Torino la "Città Europea della Scienza" nel 2010. L'Euroscience Open Forum ESOF è un meeting europeo biennale dedicato alla ricerca e all’innovazione scientifiche ideato e promosso da Euroscience, organizzazione, con sede a Strasburgo, che riunisce scienziati di 40 Paesi europei. La prima edizione si è svolta a Stoccolma nel 2004, mentre quella del 2006 è stata ospitata dal Deutsches Museum di Monaco di Baviera. La prossima edizione di ESOF si terrà a Barcellona, dal 18 al 22 luglio 2008. La candidatura di Torino è stata promossa dalla Compagnia di San Paolo, da CentroScienza Onlus e dal Centro Agorà Scienza dell’Università di Torino e ha ricevuto l’immediato sostegno di un ampio "gruppo locale" che comprende le istituzioni – Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte –, gli atenei, centri di ricerca, imprese, associazioni. Numerosi enti nazionali hanno, inoltre, già espresso il loro interesse a contribuire alla preparazione di ESOF 2010 a Torino. La presentazione ufficiale delle candidature è avvenuta, da parte di quattro città, il 26-27 gennaio scorsi a Parigi.

Il Comitato organizzatore locale è presieduto dall’ESOF Champion, che deve essere una figura di spicco del mondo accademico, attento alla dimensione europea della scienza: a guidare quello di Torino è Enrico Predazzi, ordinario di Fisica teorica all’Università di Torino. Torino ha inoltre potuto contare su un Chairman onorario di eccezione, quale Sir Harold Kroto, Nobel per la Chimica 1996.

Lo Euroscience Open Forum 2010 si terrà al Lingotto, dal 2 al 7 luglio: un luogo che – come sottolinea Euroscience – "simbolizza i legami tra scienza, industria e design". Ma sarà tutta la città a essere protagonista dell’evento, con un programma che coinvolgerà i principali enti, istituzioni e centri scientifici, tecnologici e culturali. ESOF consiste, infatti, di due parti principali: la conferenza e un programma esterno che include eventi e manifestazioni nella città ospitante. A questi si aggiungono una esposizione, eventi sociali ed eventi collaterali, per oltre un centinaio di appuntamenti. Il budget ipotizzato per la manifestazione del 2010 è di circa 3,5 milioni di euro, il 50% del quale deve provenire dall’organizzazione promotrice e da altri enti della nazione ospitante, mentre la restante parte proviene da contributi di organizzazioni europee o di altri paesi. La candidatura di Torino per ESOF 2010, incardinata sul motto Passion for Science, ha messo in primo piano la tradizione e l’esperienza di una città-laboratorio capitale scientifica e industriale, il suo impegno pluriennale nel diffondere la scienza tra i cittadini. Particolare risalto è stato dato alla opportunità di accedere ai lavori della manifestazione attraverso Web ESOF, che consentirà lo streaming delle conferenze in tempo reale, la possibilità di interventi via e-mail o videoconferenza, la messa a disposizione di tutto il materiale della conferenza, scaricabile da dovunque da chiunque. L’Associazione Euroscience, fondata nel 1997, ha sede a Strasburgo e conta circa 2.100 membri da 40 Paesi europei. Riunisce scienziati di tutte le discipline (incluse le scienze sociali e umane), accomunati dall’interesse per la relazione tra scienza e società; è aperta anche a insegnanti, policy-maker, ricercatori del settore pubblico e privato e riserva speciale attenzione ai giovani ricercatori. Alla fine degli anni ’90, Euroscience ha voluto dar vita a un evento di portata internazionale che costituisse un vero e proprio Forum pan-europeo dedicato a ricerca e innovazione, ispirandosi anche al modello dei meeting dell’AAAS (American Association for the Advancement of Science).

I partecipanti e il successo dell’iniziativa crescono di edizione in edizione:

a Monaco si sono registrati oltre 2.000 partecipanti alla sola conferenza; per l’ESOF di Barcellona l’obiettivo è di richiamare 5.000 partecipanti alla conferenza e 100.000 visitatori attratti dal cosiddetto "outreach programme".

Per informazioni supplementari:

www.euroscience.org/ESOF/esof.htm

www.esof2006.org

www.esof2008.org


16 marzo 2007

Harold Kroto ha pubblicato in Italia:

Molecole su misura - Di Renzo Editore

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21.12.06

 

Il premio nobel Harold Kroto partecipa come giuria al Pirelli Internetional Award 2006 che da undici anni, istituisce un premio per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica.

Harold Kroto, chimico inglese di origine tedesca, è stato ricercatore presso il National Research Council di Ottawa e i Laboratori Bell e dal 1967 insegna all’Università del Sussex. Si è occupato di spettroscopia elettronica e Raman, e di nanotecnologie. Nel 1996 ha vinto, insieme a Robert F. Curl e Richard E. Smalley, il Premio Nobel per la chimica per la scoperta dei fullereni. Impegnato nella divulgazione scientifica, è fondatore di una società di produzione di filmati scientifici per la BBC e attivo nella difesa dell’ambiente.

 
Nel corso di una cerimonia che si è svolta il 12 dicembre a Palazzo Civico, Sir Harold Walter Kroto, premio Nobel per la chimica nel 1996, è diventato cittadino onorario di Torino.

Si consolida così una lunga amicizia tra lo scienziato inglese e la nostra città, iniziata con l'assegnazione del Premio Italgas nel 1992 e proseguita con il conferimento presso il Politecnico di Torino della Laurea Specialistica ad honorem in Ingegneria dei Materiali il 31 marzo 2006.
La molecola alla quale Sir Harold Kroto deve il Nobel e la sua notorietà anche fuori dell'ambito strettamente scientifico è il «fullerene»: una molecola la cui struttura spaziale molto elegante è identica a quella di un pallone di calcio di una volta, in cuoio e con le cuciture a mano.
Questa molecola, di grandi dimensioni e di proprietà uniche, è diventata fondamentale per gli sviluppi delle nanotecnologie. Dalle ricerche sul fullerene infatti sono nati i nanotubi di carbonio, da cui potranno derivare applicazioni rivoluzionarie nell'ingegneria civile ed elettronica.
Kroto ha un centro di ricerca in Florida e collabora con molti enti internazionali.
In Italia Di Renzo Editore ha pubblicato di Harold Kroto “Molecole su misura – C60, il supermodello molecolare”.

A cura di Redazione Torinoscienza, del 13.12.2006

 
Il premio nobel Harold Kroto si è espresso, in un articolo uscito Giovedì 21 Dicembre su Nòva (inserto del sole 24 ore), a favore delle tecnologie e sopratutto dell'informatica e Web, non distruggere però la carta stampata.

Paragona l'illuminismo all'era di internet per diffondere sapere, conoscenza e Wikipedia all'Enciclopedia Britannica.
Sarebbe il sogno di tutti quello di far arrivare le informazioni in ogni piccolo angolo del mondo.

Per leggere l'articolo

25.9.06

 
Harold Kroto - Molecole su misura - Di Renzo Editore

Io credo che uno dei motivi del calo di interesse dei giovani per la scienza e l’ingegneria sia che pochi di loro ricevono in dono giocattoli che ne stimolano la creatività e sviluppano abilità manuali. Per esempio, non ricevono più giochi di chimica o per lavorare il legno. È un bene che molti possiedano il Lego, ma avrebbero bisogno di qualcos’altro oltre a giochi in cui si assemblano puramente e semplicemente elementi. Avrebbero bisogno di giochi che sviluppino l’abilità manuale e la comprensione dei principii di ingegneria, capacità che io ho appreso giocando con il Meccano. Sono sicuro che averci giocato abbia rappresentato un elemento cruciale del mio sviluppo, e non può essere una coincidenza che quasi il 100% degli scienziati più anziani e degli ingegneri abbiano da bambini posseduto un Meccano. Allineare accuratamente dadi e bulloni, e stringerli senza strappare il filo, è un’arte delicata, che richiede un buon coordinamento mano-occhio ed una conoscenza della sottile differenza esistente tra materiali come acciaio, ottone ed alluminio.



28.8.06

 

Era difficile incappare in una congiunzione astrale più nefasta di quella che oggi pomeriggio, alle 17, in Area Science Park, porterà Harold Kroto, premio Nobel per la chimica nel 1996, a incontrare ricercatori e appassionati di scienza triestini proprio in contemporanea alla partita degli azzurri ai Mondiali di calcio. Ma dietro al singolare gioco della (mala)sorte – assolutamente imprevedibile lo scorso ottobre, quando venne fissato questo giro di conferenze di Kroto tra Basilea e Zurigo, Milano e Trieste – si profila quasi uno scherzo beffardo. Perché la molecola alla quale Sir Harold Kroto deve il Nobel e la sua notorietà anche fuori dell'agone scientifico è il «fullerene»: ovvero una molecola la cui struttura spaziale è identica a quella d'un pallone di calcio, di quelli in cuoio e con le cuciture a mano ormai introvabili dopo l'invasione dell'hi-tech nello sport.

E d'altra parte il fullerene è tuttora familiarmente chiamato dagli specialisti con il nomignolo «buckyball», in relazione proprio alla sua forma a palla. E altri l'hanno battezzato «soccerene», da «soccer», come gli americani chiamano il nostro calcio.

«È vero», conferma Sir Harold via e-mail. «Ma io fin dall'inizio, vent'anni fa, avevo preferito chiamarlo un nome più creativo. Fullerene è infatti l'abbreviazione di ”buckminsterfullerene”, dal nome dell'architetto americano Buckminster Fuller, il padre delle cupole geodetiche, così simili a questa molecola». È solo uno dei tanti casi di interdisciplinarietà che ruotano attorno a questo scienziato di vastissimi interessi, che porta con baldanza i suoi 67 anni. Inglese di origine tedesca (il nome originario dei genitori era Krotoshiner), ha studiato all'Università di Sheffield, poi ha lavorato in Canada, a Ottawa, e negli Stati Uniti, ai mitici Bell Laboratories in New Jersey, prima di iniziare la carriera accademica nel 1967 all'Università del Sussex, a Brighton. E ora Kroto insegna anche al Dipartimento di chimica e biochimica della Florida State University. Sir Harold scoprì la molecola che gli avrebbe cambiato la vita intorno al 1985, quando lavorava sull'identificazione al radiotelescopio delle molecole presenti nelle atmosfere stellari e nelle nubi interstellari. Trovò così questa struttura superstabile con 60 atomi di carbonio (spesso indicata semplicemente come C60), costituita da 12 pentagoni e 20 esagoni, in cui ciascun pentagono è circondato da cinque esagoni. Una nuova inattesa forma cristallina del carbonio, che andava ad aggiungersi alla grafite e al diamante (e a un paio di altre forme rarissime).

Quando Kroto, nel 1991, si mise a lavorare assieme ai colleghi Robert Curl e Richard Smalley per ottenere la molecola in laboratorio, quaggiù sulla Terra, il gioco era fatto. La rivista «Science» elesse il fullerene «molecola dell'anno» e nel 1996 arrivò il premio Nobel per tutti e tre. Poi, a stretto giro di tempo, ecco il primo spin-off dei fullereni: i nanotubi di carbonio, fogli di grafite avvolti su se stessi in tubicini di pochi milionesimi di millimetro.

Dispositivi su scala microscopica che hanno aperto la strada alla rivoluzione nanotecnologica. Racconta Sir Harold: «Quando trovammo il C60 nello spazio, sapevo che si trattava di una scoperta importante, e quando riuscimmo a ottenerlo in laboratorio e potemmo analizzarlo fu chiaro che per la chimica si era aperta una porta completamente nuova. C60 è una icona perfetta non soltanto per le nanoscienze, ma anche perché dimostra che non si può mai prevedere da dove salteranno fuori le scoperte più importanti. È una lezione per chi pensa che si possano pianificare le scoperte e finanziare solo le ricerche promettenti. Le cose non funzionano quasi mai in questo modo!». E ancora: «Questa molecola è diventata un simbolo per la nanoscienza e la nanotecnologia anche perché si tratta di una molecola di grandi dimensioni, dalla struttura elegante, dotata di proprietà uniche. In più, da queste ricerche hanno avuto origine i nanotubi di carbonio, da cui ci attendiamo applicazioni rivoluzionarie nell'ingegneria civile ed elettronica».

Proprio sulla rivoluzione delle tecnologie dell'infinitamente piccolo parlerà oggi Harold Kroto in Area, al Centro congressi, nell'ambito della serie di incontri con i Nobel.

«Architettura nel nanospazio» il titolo della sua relazione, che verrà introdotta da Maria Cristina Pedicchio, presidente di Area Science Park, e preceduta da un intervento di Dante Gatteschi, docente di chimica generale e inorganica all'Università di Firenze. Per chi riesce a resistere alle lusinghe del pallone da calcio e gli preferisce il «pallone» di Sir Harold, ricordiamo che anche in questa occasione è stato allestito un servizio gratuito di bus-navetta che dalla Sala Tripcovich porterà fino all'Area, con partenza alle 15.50 e fermate lungo il percorso (per informazioni: 040 362636). Ma accanto al Kroto guru della nanotecnologia c'è anche il Kroto che fonda il Vega Science Trust per la produzione di film scientifici per la Bbc, c'è il Kroto grafico e designer che ha al proprio attivo decine di copertine e poster. Un'attività che in lui non è mai disgiunta da quella scientifica: «Mi piace la bellezza delle forme, la loro eleganza. Si tratti di opere grafiche, di quadri, di sculture, di fotografie. Questa bellezza e questa eleganza fanno parte di me. E, credo, anche della mia scienza».

Di Renzo Editore ha pubblicato Molecole su misura di Harol Kroto.


27.4.06

 

Adnkronos, venerdì 31 marzo 2006

Torino - Sir Harold Kroto, premio Nobel per la chimica nel 1996, ha ricevuto la laurea specialistica ad honorem in ingegneria dei materiali. La cerimonia si è svolta questa mattina nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico 2005-2006.
In Italia, Harold Kroto ha pubblicato “Molecole su misura – C60, il supermodello molecolare”.

12.4.06

 


Il 31 marzo 2006 presso il Politecnico di Torino è stata conferita a Sir Harold Kroto la Laurea Specialistica ad honorem in Ingegneria dei Materiali.

Ai giornalisti che gli chiedevano di un suo possibile arrivo a Torino in qualita' di professore del Politecnico, Kroto ha risposto: ''potrebbe esserci la possibilita', in futuro, di tenere qualche lezione, ma oggi sono molto impegnato. Ho un centro di ricerca in Florida e collaboro con molti enti internazionali. Potremo fare in modo che gli studenti del Politecnico vengano in Florida e viceversa''.



 
Molecole su misura

C60, il supermodello molecolare

Di Renzo Editore

Il C60 è stato definito il composto più importante scoperto nel XX secolo: fondamentale per la chimica del carbonio e dei materiali, potrebbe un giorno condurre ad eccezionali applicazioni. Il suo scopritore, il chimico britannico Harold Kroto, con grande onestà ritiene che siano molte le scoperte importanti del secolo appena trascorso, nonostante il Premio Nobel vinto nel 1996.

Con la stessa modestia, l’autore ci racconta la sua esperienza umana e professionale, riconoscendo l’importante funzione che hanno avuto nella sua formazione esperienze all’apparenza banali, come lavorare nella fabbrica di palloncini del padre, giocare col Meccano e svolgere la professione di grafico.
Profondamente interessato alla divulgazione e alle discussioni scientifiche con la cosiddetta “gente comune”, Harold Kroto crede nella scienza come attività culturale e profonda comprensione del mondo. E ai giovani che vogliono seguire le sue orme consiglia di divertirsi nel proprio lavoro, di evitare la competizione perché non è produttiva e, una volta individuato il proprio obiettivo, di non mollare mai.


 

Harold Kroto, chimico inglese di origine tedesca, è stato ricercatore presso il National Research Council di Ottawa e i Laboratori Bell e dal 1967 insegna all’Università del Sussex. Si è occupato di spettroscopia elettronica e Raman, e di nanotecnologie. Nel 1996 ha vinto, insieme a Robert F. Curl e Richard E. Smalley, il Premio Nobel per la chimica per la scoperta dei fullereni. Impegnato nella divulgazione scientifica, è fondatore di una società di produzione di filmati scientifici per la BBC e attivo nella difesa dell’ambiente.


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